Dopo aver conseguito la laurea in Filosofia della Scienza all’Università La Sapienza di Roma e aver concluso il percorso di studi con un Erasmus all’Università la Sorbonne (Paris IV) di Parigi, mi sono trasferita in Inghilterra per svolgere un Master in Filosofia e Scienze Cognitive all’Università di Bristol. Avendo iniziato a lavorare con bambini con autismo, la mia passione per il mondo dell’infanzia e la salute mentale è cresciuta a tal punto da portarmi a intraprendere un Master in Psicologia dell’Educazione. Dopodiché, sono tornata in Italia e, per rafforzare le mie competenze, ho svolto un Master sull’autismo e mi sono laureata in Psicologia indirizzo Scienze Cognitive e Neuroscienze all’Università degli Studi di Trento.
Nel corso di questi anni, mi sono formata nel metodo Feuerstein per l’applicazione di 14 strumenti PAS Basic, 7 strumenti PAS Standard, 7 strumenti PAS Tattile e per lo svolgimento della valutazione LPAD Basic; nel 2016 ho svolto un tirocinio nel campo della salute mentale in Sri Lanka con l’organizzazione SLV; a Bristol ho lavorato come volontaria per il supporto familiare nella cooperativa Caudwell Children Charity Foundation; ho intrapreso il percorso di training nel metodo terapeutico Intentive Interaction e nell’approccio DIR-Floortime; ho svolto il percorso di formazione in Philosophy4Children (filosofia per bambini). Attualmente, sto continuando la formazione nel metodo Feuerstein e nell’approccio DIR-Floortime, sono referente regionale per il DIR-Floortime, e mi sto specializzano nella Scuola di Psicoterapia Fenomenologico Dinamica.
Svolgo percorsi e interventi psicoeducativi individualizzati o in piccoli gruppi e integro la pratica terapeutica con giochi e attività incentrate sul corpo e il movimento poiché la formazione coreutica è un aspetto che mi ha sempre accompagnato e mi accompagna tutt’ora arricchendo la qualità della relazione con i bambini e i ragazzi che incontro. Ognuno di noi ha un bisogno espressivo-comunicativo. Il mio obiettivo, e quello delle persone con cui collaboro, è quello di aiutare l’altro, attraverso uno scambio reciproco, ad esprimersi al meglio secondo le sue capacità ed esigenze.
DIR-Floortime
Il DIR – Floortime (Greenspan et al., 2006) è un approccio evolutivo che si fonda su una concezione dello sviluppo che valorizza le differenze individuali del bambino sia sul piano fisico-costituzionale, quindi le caratteristiche fisiologiche e sensoriali, sia sul piano ambientale, quindi il contesto familiare, gli amici, la cultura etc., e sulle modalità di interazione specifiche che nascono da tali differenze. Il DIR attribuisce un ruolo fondante alla famiglia vista come contesto primario in cui creare relazioni sicure e dove si generano codici comunicativi condivisi e scambi sociali piacevoli. Inoltre, il DIR pone le sue basi sull’idea che bisogna partire dall’interesse del bambino che porta all’attivazione emotiva. Quest’ultima è considerata punto di partenza per accompagnarlo nella costruzione di un senso di sé come individuo intenzionale e interattivo capace di apprendere ed entrare in relazione con il mondo. DIR sta per Developmental (basato sullo sviluppo), Individual Differences (basato sulle differenze individuali), Relationship (basato sulle relazioni). L’obiettivo principale di questo approccio è costruire i fondamenti per lo sviluppo delle competenze sociali, emotive e cognitive del bambino focalizzandosi sui processi evolutivi piuttosto che su specifiche abilità. Secondo il DIR la relazione è centrale, media l’esperienza in ogni area dello sviluppo, e svolge da cornice di tutte le attività che si svolgono.
Metodo Feuerstein
Il metodo Feuerstein prende il nome dallo psicopedagogista che lo ha ideato ed è un approccio psicoeducativo che mira a migliorare l’aspetto emotivo e cognitivo del bambino secondo le sue esigenze e la sua unicità. Nell’applicazione del Metodo, gli obiettivi primari sono l’aumento del senso di competenza, la motivazione intrinseca, la consapevolezza di sé e dell’altro, il piacere dell’interazione, il potenziamento delle operazioni e funzioni cognitive di base (pre-requisiti del ragionamento), l’arricchimento del repertorio di strategie per aumentare: le capacità di problem-solving, la flessibilità di pensiero, e il grado di autonomia e indipendenza sia nelle relazioni sociali che nell’apprendimento quotidiano. Altri obiettivi più specifici vengono accordati insieme ai genitori e al team professionale coinvolto.
Il Metodo si basa su quattro principi fondamentali: tutti possono cambiare; il terapista cambia con il bambino nel percorso; il terapista trasmette al bambino la convinzione di poter migliorare secondo le sue potenzialità; la società può cambiare e sensibilizzarsi. Il cambio, in fase di intervento, è inteso come rafforzamento dei punti di forza e sviluppo dei punti di debolezza del bambino, e dev’essere strutturale, permanente, auto-perpetuo, flessibile e generalizzabile. Per raggiungerlo è necessario creare un’esperienza di apprendimento mediato. Ovvero un’esperienza in cui la mediazione dell’adulto filtra gli stimoli sensoriali e le informazioni per l’altro al fine che possa riceverli ed elaborarli secondo il suo profilo e le sue capacità. La mediazione è sia una modalità di interazione che porta a una ristrutturazione cognitiva sia una modalità di comunicazione positiva che permette di instaurare una relazione e un rapporto di reciprocità con la persona che abbiamo di fronte. La mediazione diventa quindi caratteristica fondamentale della relazione e della comunicazione rendendo quest’ultima più ricca e intenzionale.
Nella pratica si utilizzano materiali definiti “strumenti” in quanto fungono da mezzo per raggiungere gli obiettivi preposti. Gli strumenti consistono in pagine con contenuto prevalentemente iconico e vertono, per esempio, su aree generiche come l’orientamento spaziale, l’identificazione di emozioni e la sistematicità nel connettere punti per creare forme. Vengono scelti in base alle esigenze del bambino in accordo con la famiglia e vengono applicati con la mediazione del terapista. Le sessioni si svolgono in un’atmosfera di gioco e gli strumenti vengono integrati con materiali e attività ludiche finalizzate a mettere l’altro a proprio agio e a fornirgli i mezzi necessari perché divenga autonomo nel raggiungere i propri scopi.
Quando si inizia un percorso Feuerstein è consigliabile svolgere, in una prima fase, la valutazione dinamica della propensione all’apprendimento LPAD (Learning Potential Assessment Device) che mira a comprendere il funzionamento cognitivo del bambino e il suo modo di apprendere e ragionare fungendo da guida per capire il modo più efficace per stimolare il suo potenziale e margine di miglioramento latente.
La valutazione è quindi finalizzata a:
Individuare la propensione al miglioramento (ZSP – Vygotzky, 1954)
Individuare le funzioni cognitive ben sviluppate
Individuare le funzioni cognitive carenti
Comprendere quale tipo di intervento è necessario per superare le carenze cognitive
Valutare la reazione cognitiva e emotiva all’insegnamento di strategie e principi
Sensibilizzare il team professionale e il bambino su processi emozionali e cognitivi in atto per offrire consigli e direzioni con il Profilo di Modificabilità
Philosophy 4 Children
P4C è un ricco set di attività ricreative che mirano a sviluppare le capacità collaborative, il pensiero critico, il ragionamento logico, la creatività, la curiosità, e il senso di solidarietà e responsabilità. Il programma propone modelli di sessioni interattive e dinamiche durante le quali l’accento viene posto sull’ascolto, il dialogo, l’osservazione, la memoria, il rispetto del turno (turn-taking) e dell’altro, fare scelte giustificandole e riportandone le ragioni considerate, categorizzare e porre domande in modo socratico.
Ogni sessione ha la seguente struttura:
– Gioco (Ice-Breaker)
– Presentazione di uno stimolo (immagine, suono, scultura, storia etc.)
– Invitare alla riflessione e lasciare il tempo (lavoro di gruppo)
– Tempo per fare domande (comunicazione al gruppo)
– Elenco, chiarimento e discussione delle domande (condivisione)
– Scelta delle domande (discussione/voto – spostamenti fisici – scelte motivate)
– Prime riflessioni (ipotesi provvisorie sull’argomento)
– Conclusioni (costruire una visione dell’argomento sulle riflessioni raccolte)
– Ultime considerazioni e riflessioni insieme
– Valutazione della sessione (cos’è andato bene, cosa si può migliorare)
II Intensive Interaction
Intensive Interaction è un metodo terapeutico nato negli anni 80’ in Inghilterra all’Harperbury Hospital School Herfordshire (Nind e Hewett, 1994) rivolto ad adulti e bambini con autismo e con difficoltà nella sfera sociale e comunicativa che si propone di sviluppare i fondamentali pre-linguistici della comunicazione: il contatto visivo, la condivisione dello spazio e dell’attenzione, il turn-taking, l’uso e la comprensione delle espressioni facciali, il linguaggio corporeo etc. II usa inoltre l’Integrazione Sensoriale per guidare e migliorare l’attenzione e l’esperienza sensoriale del bambino (Caldwell, 2008). Il fine è quello di rendere l’interazione semplice ed accessibile comprendendo le sfumature delle modalità di interazione del bambino e della persona che si ha di fronte seguendo la sua guida nel dialogo.
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I percorsi possono essere svolti in piccoli gruppi o individualmente in base alle esigenze delle famiglie e verranno ritagliati su misura seguendo le necessità del bambino, del ragazzo o del gruppo.
Per ogni percorso ci sarà una prima fase di colloquio con i genitori; una seconda fase di incontro con il bambino, il ragazzo o il gruppo; e una terza fase di stesura degli obiettivi in accordo con le famiglie.
Ci si rivolge a tutti i bambini e i ragazzi che vogliono migliorare le loro capacità di apprendimento, il proprio funzionamento cognitivo, e che vogliono approfondire la propria sfera emotivo-relazionale.
Ci si rivolge a bambini e ragazzi con disturbi del neurosviluppo, come l’autismo, con disturbi della processazione sensoriale, e con diverse difficoltà nell’apprendimento e nella sfera comunicativo-relazionale.